Che il nostro fosse un paese dove non si investe sulla scuola, sui bambini e i ragazzi, un paese dove non ci sono serie politiche di welfare familiare, un paese retrogrado e vagamente patriarcale dove (ancora!) le famiglie sono tenute in piedi dalle donne (quelle che hanno pagato il prezzo più grave nel lockdown) e dai nonni (che senza il loro aiuto molti non farebbero figli) lo avevamo capito da tempo. Che non fosse un paese per giovani, perché sulle giovani generazioni non si investe mai, ma anzi quasi quasi le si gambizza, lo sapevamo.
Ma che ora, anche dopo questa pandemia, non si sia colta l’occasione per cambiare marcia sulla Scuola, per smarcarci da quella vergogna di essere, fra i 37 Stati dell’Ocse, all’ultimo posto per spesa pubblica destinata all’istruzione, in effetti no, forse non ce lo aspettavamo.
Tutti avevamo questi pensieri interiori: “Dai, che sarà la volta buona! Dai, che elimineremo le classi pollaio! Dai, che con la storia dei gruppettini, del distanziamento, e la didattica a distanza che ancora un po’ ci servirà, dai, vedrai che aumenteranno di brutto l’organico, si metteranno sotto con l’edilizia scolastica, finalmente Internet potente in tutte le scuole, così i docenti la smetteranno di dover usare il loro smartphone per segnare le presenze sul registro elettronico perché la linea non va!” (E poi volevano fare la didattica mista? Ma per piacere, che oltre ad essere una “diavoleria antipedagogica” è tecnicamente infattibile!)
Ci siamo detti, tutti: “Dai che nella sfiga del Covid le cose cambieranno”. Si, lo so, le uscite della Azzolina non facevano presagire nulla di buono, però si sa, chi lavora con bambini e ragazzi è un po’ sognatore, sennò farebbe un altro lavoro.
E invece niente, abbiamo chiuso questo anno scolastico distopico, le linee guida sono uscite e fondamentalmente, parafrasando la mitica Proff Valentina Petri di Portami il diario, il succo delle linee guida è nell’hashtag: #cazzivostri. Tutto sarà in mano ai Dirigenti scolastici, l’unico dato certo è questo distanziamento fisico di un metro dalle rime buccali (giuro, c’è scritto così). Ma come fai, con le classi piccole e gli stessi numeri di ora? Come fai a pensare di fare la frequenza scolastica in turni differenziati, se non hai abbastanza docenti in più? Come fai a fare una riconfigurazione del gruppo classe in più gruppi di apprendimento se non hai spazi alternativi in cui stare? Voi vedete che stanno ristrutturando vecchi stabili inutilizzati? Voi vedete Dirigenti che sono stati aiutati concretamente a costruire reti di comunità con pro loco, oratori, teatri, biblioteche, che magari potevano dare spazi utilizzabili già da settembre? Nada, non si è fatto nulla negli scorsi 3 mesi, né si farà nulla nei prossimi 2.
I soldi che hanno messo nella scuola, sono briciole. Patetiche briciole, che non copriranno affatto il reale bisogno per il rientro a scuola post Covid, ma di cui ancora una volta, tristemente e ineluttabilmente, ci accontenteremo.
Non vi dico la gastrite che mi è venuta, in quest’ultimo periodo. Sono mesi che, quando si parla di scuola, continuo a vedere comparire solo oggetti, i più ridicoli: dai bambini cinesi coi cappellini con distanziometro e visiera, alle barriere in plexiglass su ogni postazione alunno, fino al queste nuove sedie con tavolino ribaltabile e base girevole (con le rotelle, santocielo! a scuola!).
Il fatto è che per la scuola continuano a pensare sempre e solo agli oggetti, e mai ai soggetti.
Anche distribuendo tablet e pc ad ogni famiglia, pensavano di aver risolto. Anche lì, ancora solo oggetti. Utili, se non necessari, per carità. Ma se mancano i soggetti, a che servono?
I soggetti protagonisti sono gli alunni, i docenti, i Dirigenti, le famiglie, che sono stati completamente dimenticati in questi mesi. E non è vero che sono stati interpellati, dopo lungo lavoro di concertazione, per arrivare a delineare queste “non-linee guida”. Chi ha scritto proposte di senso per la ripartenza, non è stato considerato. Io ne ho scritto eccome, ma cosa vuoi che conti una singola pedagogista, per giunta in una regione sempre dimenticata nelle cronache nazionali! Ma prendiamo il bravissimo e più noto Preside Ludovico Arte, che si era espresso sui social con proposte concrete, finite anche in articoli di giornale. La Azzolina e il suo staff non li leggono, i giornali? Possibile che non siano stati in grado di produrre quattro regole di buonsenso per il rientro a settembre?
L’Italia è un paese senza regole o, peggio, il paese delle regole dissociate: vediamo i centri estivi che fortunatamente sono riusciti a partire, garantendo così spazi di socializzazione ai bambini e una boccata di ossigeno agli adulti, ma facendosi un gran mazzo per rispettare tutte le norme (e la distanza, e la temperatura, e il rapporto 1 a 5, e la mascherina, e il gel ogni minuto, e…), e poi usciamo il sabato sera e nei dehors dei bar c’è un ‘libera tutti’ inquietante. Evidentemente nei bar la questione distanza dalle rime buccali non è arrivata. E non ce l’ho coi bar o i ristoranti, sia chiaro, anzi sono felice che lavorino e che quest’estate si respiri quest’atmosfera così easy, per cui “macché distanza!”, “macché mascherina”, “macché Covid!”
Però, o vale per tutti, o per nessuno. Lo so, sembro proprio una normopedagogista, ma qualcuno mi dovrà spiegare perché questa libertà nei bar sì, e nei centri estivi no, in spiaggia sì e a scuola no. Qualcuno dovrà spiegarlo ai bambini e ai ragazzi, da mesi senza scuola, che tutti i giorni con i loro occhi vedono questa ‘Italietta’ colma di incoerenze, e che stanno crescendo in un mondo di adulti che non sono credibili.
Pensa se poi scoprissero che in Italia i fondi ora stanziati per la scuola sono un decimo di quelli stanziati per gli F35! 13 miliardi per aerei da guerra, 1 miliardo e 400 milioni per la scuola. Non stiamo investendo sul nostro futuro. Ma ditemi voi se ha senso.
Come ha detto bene Crozza, in un suo mirabile recente monologo, “la scuola arriva sempre in fondo a tutto, è sempre l’ultimo dei problemi; ma perché trattiamo così male la scuola?”
Io non ho più risposte, mannaggia. Solo gastriti.