Questo scritto sta nel mio cantiere emotivo da tempo.
Da troppi anni incontro il ‘mal di scuola’ negli adolescenti, e sono proprio affranta.
Oltre a ciò che vedo nel mio lavoro, si è aggiunta un anno fa la nostra esperienza, che molti genitori mi hanno chiesto di raccontare; è una triste storia di disfunzioni relazionali, e di ‘piccoli abusi di potere’, che accadono più di quanto si creda, nei contesti scolastici.
Lo so, parlare della cosa indignerà alcuni insegnanti-lettori, me ne farò una ragione.
Ma, forse, sarà di aiuto per molti genitori e, soprattutto, per alcuni ex-studenti. E tanto mi basta.
Questa mia lettera fa eco al libro “Lettera a una Professoressa” di Don Milani, noto per avere criticato la scuola tradizionale, classista e poco inclusiva, proponendo in alternativa la Scuola di Barbiana, aperta e innovativa, quella rappresentata dal suo famoso motto “I Care”.
Quel “I Care” mi risuona, gli adolescenti ‘mi stanno a cuore’, e ogni volta che incontro un docente che pratica l’esatto opposto rimango interdetta, e indignata.
Questa lettera è dedicata a tutti quegli insegnanti che, spesso inconsapevolmente, hanno minato l’autostima di molti giovani, i quali hanno visto la loro motivazione scolastica colare a picco, e che sono ‘sopravvissuti’ in classe sentendosi inadeguati, etichettati, respinti, inadatti.
Ma che, in altri contesti, sportivi o lavorativi, sono stati apprezzati.
Decisamente adeguati, proattivi, responsabili. C’è qualcosa che non torna.
Andate a leggere la storia scolastica di Nicolò Govoni, se le mie parole sembrano eccessive.
Sono troppi i ragazzi che perdiamo per strada. La dispersione scolastica è ancora sopra le medie europee, ma la questione non è solo questa.
Anche quando non fanno il drop-out scolastico, il problema sono gli strascichi che ti lascia quell’esperienza negativa. La nausea rispetto ad ogni forma di studio o di aspetto culturale, percorsi universitari sbagliati o che falliscono, un senso di autoefficacia fragile, un generale disorientamento sulle scelte future.
Problema di un sistema scolastico italiano da rinnovare, iper-burocratizzato, con una didattica troppo nozionistica e un sistema di valutazione obsoleto?
Indubbiamente sì; ma è anche un problema di persone, ahimè, di insegnanti, che possono fare un’enorme differenza nel percorso scolastico di ogni studente.
Oggi, mi dispiace, non potrò parlarvi di quelli positivi, preparati, appassionati del loro lavoro e, soprattutto, che vogliono il bene dei loro studenti.
Ci sono, lo sappiamo, ci sentiamo fortunati quando i nostri figli li incontrano, e siamo loro grati a vita.
Ma può un percorso scolastico basarsi solo sulla fortuna?
E poi, è ammissibile che ancora oggi ci siano invece dei docenti che fanno scappare gli studenti dalla scuola?
Questa lettera è allora dedicata a quella insegnante che, a fine aprile 2021, dopo un anno di orribile scuola pandemica, aveva già sentenziato, dopo l’ultima verifica andata male, che molti studenti di quella classe sarebbero stati rimandati (chissà se vi ricordate che, dopo mesi di Dad, la scuola era stata nuovamente chiusa tutto aprile? E vuoi non accoglierli con una verifica?).
Tra questi c’era un ragazzo, inascoltato per l’intero anno quando diceva di voler cambiare scuola che, di fronte alla sentenza lapidaria, come altri ha studiato in estate e non ha cambiato, rimanendo inutilmente un altro anno nella scuola sbagliata.
Ma cosa porta un’insegnante a negare la possibilità di recuperare? Ma il mese di maggio non dovrebbe servire a quello?
Sapeste quante ne ho viste di tali rigidità! Eppure la possibilità di essere flessibili c’è, come mi disse una volta un bravo docente: “Licia, noi in Collegio docenti votiamo il numero minimo di voti…non quello massimo! Alcuni li interrogo cinque volte più di altri, per farli recuperare!”.
Giusto, perché la scuola dovrebbe promuovere equità, non uguaglianza. Ma ad alcuni insegnanti forse non è chiaro.
Questa Lettera è certamente dedicata alla professoressa che quel ragazzo ha poi incontrato quando, dopo un altro anno di scuola sbagliata, ha avuto la forza di lasciare l’area scientifica per andare al Liceo Economico Sociale, scuola che desiderava frequentare da anni.
Studia tutta l’estate, passa bene gli esami di integrazione, e viene accolto nella nuova scuola a suon di 3 e 4. Cosa che accadeva a lui e, va detto, a più di tre quarti della classe. Studenti che l’anno prima avevano 7 e 8 di italiano si ritrovano a prendere dei 3 e 4?
A voi sembra normale?
Purtroppo ci sono ancora troppi personalismi nella scuola italiana, soprattutto nella valutazione, poca preparazione, e molta ignoranza su come funziona la motivazione scolastica.
Immaginate come stava messa quella degli alunni di quella classe.
Per tutto l’anno questa docente ha continuato a ‘regalare’ insufficienze senza spiegare agli studenti come migliorare, ed è stata anche respingente con le famiglie: per esempio non ha mai voluto parlare con l’insegnante, bravissimo, che dava ripetizioni a questo ragazzo per un confronto su come aiutarlo. Lui gli diceva: “bravo, sei preparato, domani andrai bene!” e 45 giorni dopo arrivava il solito quattro e mezzo! Ahh già, molti non lo sanno, ma ci sono docenti che si prendono anche più di un mese per correggere e consegnare le verifiche. Vi sembra deontologicamente corretto?
Quando in parallelo abbiamo quelli che stanno su la notte per finire di correggere, quelli che, quando una verifica è andata male a più di metà classe, ne fanno una di recupero, quelli che, quando un genitore scrive una mail chiedendo un confronto, prendono il telefono e lo chiamano subito.
Ma lei, purtroppo, non era tra quelli.
“Quel ragazzo” di cui vi ho appena parlato era nostro figlio. E così è successo anche a me, dopo averlo visto da consulente esterna, di incappare in prima persona nell’insegnante che fa muro di gomma, che per tre mesi ha evaso ogni possibilità di confronto costruttivo, complice l’allora dirigente scolastico. Ho uno storico di mail mandate a maggio da poterci scriverci un libro, tutte senza risposta, o dove facevano ‘melina’ lei e il dirigente, rimbalzandosi le responsabilità. E così “quel ragazzo”, insieme a metà classe, si è preso un’altra rimandatura, ma l’ha affrontata a testa alta, perché la sua autostima era nutrita dai successi sportivi.
Ma cosa sarebbe successo se non avesse avuto la prospettiva del cambio scuola, e l’essere stato selezionato nell’Accademia del rugby di Milano, a fargli sentiere che ‘lui aveva un valore’? Avrebbe probabilmente lasciato la scuola, come ho visto fare a molti studenti, purtroppo.
Pensate che c’è una ragazza che, per aver incrociato nel suo percorso questa ‘splendida proff’, ha ripetuto ben tre volte la classe terza, in due scuole diverse!!
Quando le ho parlato era convinta di essere lei, quella sbagliata. Poi è scappata da quel contesto, ed è rinata.
Ma è mai possibile perdere due anni di scuola a causa di un’insegnante?
Purtroppo sì, accade più spesso di quello che molti pensano. Ecco perché sono così indispettita. Lo vedo continuamente, nei ragazzi che seguo nei percorsi di Counselling.
Ne basta uno di insegnante ‘negativo’, che ti prende di mira, ti etichetta continuamente e ti svaluta (con giudizi, sguardi sprezzanti, battutine, note improprie, umiliazioni davanti alla classe) per vivere il ‘mal di scuola’.
E piantiamola di dire che è sempre accaduto, che tanto nella vita troverai un capo stronzo o un collega antipatico, e che quindi avere un insegnante così è utile perché ti forgia il carattere!
Ma veramente devo ancora sentir dire delle bestialità così antipedagogiche nel 2024?
E non chiediamo mica di essere tutti un Enrico Galiano o un Alessandro D’Avenia!
Basterebbe averne alcuni bravi e molti ‘normali’, e già la scuola funzionerebbe meglio! Oggi il grosso problema sono i ‘docenti-indecenti’, che hanno ovviamente sbagliato mestiere, e che fanno dei danni enormi sugli studenti. Scusate, ma bisognava avere il coraggio di dirlo.
Quindi, per concludere, questa mia lettera è dedicata anche a quell’altra insegnante che, a settembre 2021, ha bocciato una ragazza con evidente disagio psicoemotivo e ansia scolastica, solo perché all’orale non ha brillato nella performance, pur essendo andati bene gli scritti. Quella bocciatura è stato un marchio di inadeguatezza che l’ha appesantita per anni, e che ha recuperato solo quest’anno, con un lungo percorso di sostegno motivazionale fatto con me.
Questa lettera è dedicata anche a quei docenti che hanno bocciato una ragazza per una seconda volta che, per fortuna, anziché abbandonare la scuola (la doppia bocciatura è uno dei fattori di abbandono scolastico) si è rifugiata alle scuole serali, come sempre più ragazzi stanno facendo (chiediamoci come mai, quella scuola un tempo dedicata agli adulti, viene oggi frequentata dai diciottenni?).
Ma è dedicata anche a quel docente che entra in classe e insulta i ragazzi aprioristicamente, a quell’altra docente che entra in classe arrabbiata, per i fatti suoi, fa due domande random e mette una serie di 2 sul registro, così, per iniziare bene la mattina! E’ dedicata a quel docente che ha rimandato di matematica uno studente DSA gravemente discalculico (un po’ come se un fisioterapista, per riabilitarti, ti desse una mazzata sul ginocchio appena operato), è dedicata a tutti quegli insegnanti che non vedono i disagi e le fragilità di alcuni studenti, magari con contesti familiari già pesanti, e li giudicano con le loro parole, è dedicata a tutti quei docenti che pensano che l’ansia scolastica degli studenti di oggi sia solo un capriccio (ma invece domandarci perché sia così in aumento, senza il facile gioco dello scaricabarile sulle famiglie?).
E’ dedicata, in sintesi, a tutti quegli insegnanti che non sanno fare il loro lavoro, e di fronte ai quali, purtroppo, le famiglie sono impotenti, e gli stessi Dirigenti hanno pochi strumenti di intervento (ma se vogliono qualche azione di presidio possono farla, ricordiamolo).
Ma siccome di bravi, che stanno resistendo in un Sistema Scuola che fa acqua da tutte le parti, ce ne sono eccome, il mio “I HAVE A DREAM” è quello di avere una Scuola che premia e dà spazio a quelli professionali, competenti nelle skills relazionali, empatici, inclusivi, capaci di ascoltare e di aiutare, e trova un modo, come accade in altri Stati in Europa, di controllare e sanzionare quelli incompetenti, aggressivi, svalutanti, psicologicamente instabili, quelli che fanno scappare gli studenti da quello che è, o dovrebbe essere, uno spazio bello, formativo e sereno: LA SCUOLA.
Come ci ricorda Don Milani: “Se si perdono i ragazzi più difficili la scuola non è più scuola, è un ospedale che cura i sani e respinge i malati”.
E voi, che Scuola volete per i giovani di domani?
Questo scritto sta nel mio cantiere emotivo da tempo.
Sono troppi anni che incontro il ‘mal di scuola’ negli adolescenti, e sono proprio affranta.
Oltre a ciò che vedo nel mio lavoro, si è aggiunta la nostra esperienza, un anno fa, che molti genitori mi hanno chiesto di raccontare; è una triste storia di disfunzioni relazionali, e di ‘piccoli abusi di potere’, che accadono più di quanto si creda, nei contesti scolastici.
Lo so, parlare della cosa indignerà molti insegnanti-lettori, me ne farò una ragione.
Ma, forse, sarà di aiuto per alcuni genitori e, soprattutto, per alcuni ex-studenti. E tanto mi basta.
Questa mia lettera fa eco al libro del 1966 “Lettera ad una Professoressa” di Don Milani, noto per avere criticato la scuola tradizionale, classista e poco inclusiva, proponendo in alternativa la Scuola di Barbiana, aperta e innovativa, quella rappresentata dal suo famoso motto “I Care”.
Quel “I Care” mi risuona, gli adolescenti ‘mi stanno a cuore’, e ogni volta che incontro nel mio lavoro un docente che pratica l’esatto opposto rimango interdetta, e indignata.
Questa lettera è dedicata a tutti quegli insegnanti che, spesso inconsapevolmente, hanno minato l’autostima di molti giovani, che hanno visto la loro motivazione scolastica colare a picco, che sono ‘sopravvissuti’ in classe sentendosi inadeguati, etichettati, respinti, inadatti.
Ma che, dopo, in altri contesti, sportivi o lavorativi, sono stati apprezzati.
Decisamente adeguati, proattivi, responsabili. C’è qualcosa che non torna.
Andate a leggere la storia scolastica di Nicolò Govoni, se le mie parole sembrano eccessive.
Sono troppi i ragazzi che perdiamo per strada. La dispersione scolastica è ancora sopra le medie europee, ma la questione non è solo questa. Anche quando non fanno il drop-out scolastico, il problema sono gli strascichi che ti lascia un’esperienza negativa di scuola. La nausea rispetto ad ogni forma di studio o di aspetto culturale, percorsi universitari sbagliati o che falliscono, un senso di autoefficacia fragile, un generale disorientamento sulle scelte future. Problema di un sistema scolastico italiano da rinnovare, iper-burocratizzato, con una didattica troppo nozionistica e un sistema di valutazione obsoleto e ansiogeno?
Indubbiamente sì; ma è anche un problema di persone, ahimè, di insegnanti, che possono fare un enorme differenza nel percorso scolastico di ogni studente.
Oggi, mi dispiace, non potrò parlarvi di quelli positivi, appassionati, preparati, che amano il loro lavoro e, soprattutto, vogliono il bene degli studenti.
Ci sono, lo sappiamo, ci sentiamo fortunati quando i nostri figli li incontrano, siamo loro grati a vita, come genitori.
Ma può un percorso scolastico basarsi solo sulla fortuna?
E poi, è ammissibile che ancora oggi ci siano invece dei docenti che fanno scappare gli studenti dalla scuola?
Questa mia lettera è allora dedicata a quella insegnante che, a fine aprile 2021, dopo un anno di orribile scuola pandemica, aveva già sentenziato, dopo l’ultima verifica andata male, che molti studenti di quella classe sarebbero stati rimandati (chissà se vi ricordate che la scuola, dopo mesi di Dad, era stata nuovamente chiusa tutto aprile? E vuoi non accoglierli con una verifica?).
Nostro figlio era tra quelli, inascoltato per l’intero anno quando diceva di voler cambiare scuola e, di fronte alla sentenza lapidaria, come altri ha studiato in estate e non ha cambiato, rimanendo così un altro anno nella scuola sbagliata.
Ma cosa porta un’insegnante a negare la possibilità di recuperare? Ma il mese di maggio non dovrebbe servire a quello?
E sapeste quante ne ho viste di tali rigidità! Eppure la possibilità di essere flessibili c’è, come mi disse una volta un bravo docente: “Licia, noi in Collegio docenti votiamo il numero minimo di voti…non quello massimo! Alcuni li interrogo cinque volte più di altri, per farli recuperare!”.
Giusto, perché la scuola dovrebbe promuovere equità, non uguaglianza. Ma ad alcuni insegnanti forse non è chiaro.
Questa “Lettera ad una Professoressa” è dedicata a quella docente che nostro figlio ha poi incontrato quando, finalmente, dopo un altro anno di scuola sbagliata ha avuto la forza di lasciare l’area scientifica per andare al Liceo Economico Sociale, scuola che desiderava frequentare da anni.
Studia tutta l’estate, passa bene gli esami di integrazione, e viene accolto nella nuova scuola a suon di 3 e 4. Cosa che accadeva a lui e, va detto, a più di tre quarti della classe. Studenti che l’anno prima avevano 7 di italiano si ritrovano a prendere dei 3 e 4? A voi sembra normale?
Purtroppo ci sono ancora troppi personalismi nella scuola italiana, soprattutto nella valutazione, e anche poca preparazione. La combo di una insegnante incompetente, dis-empatica e umorale è il peggio che possa capitare a degli studenti.
Per tutto l’anno questa docente non solo ha continuato a insegnare male, e regalare insufficienze senza spiegare agli studenti come migliorare, ma è stata anche respingente con le famiglie, perlomeno con noi: non ha mai voluto parlare con l’insegnante, bravissimo, che dava ripetizioni a nostro figlio (è anche grazie a lui che nostro figlio non ha smesso di andare a scuola), per un confronto su come aiutarlo.
Lui gli diceva “sei preparato, domani andrai bene!” e 45 giorni dopo arrivava il solito quattro e mezzo! Ahh già, molti non lo sanno, ma ci sono docenti che si prendono anche più di un mese per correggere e consegnare le verifiche ai ragazzi. Vi sembra deontologicamente corretto? Quando in parallelo abbiamo quelli che stanno su la notte per finire di correggere, quelli che, quando una verifica è andata male a più di metà classe, ne fanno una di recupero, quelli che, quando un genitore scrive una mail chiedendo un confronto, prendono il telefono e lo chiamano subito.
Lei, purtroppo, non era tra quelli, e così è successo anche a me di trovare l’insegnante che fa muro di gomma, che per tre mesi ha evaso ogni possibilità di confronto costruttivo, complice l’allora Dirigente scolastico. Ho uno storico di mail mandate a maggio che potrei scriverci un libro, tutte senza risposta, o in cui facevano ‘melina’ lei e il dirigente, rimbalzandosi le responsabilità. E così nostro figlio, insieme a metà classe, si è preso l’ennesima rimandatura, ma l’ha affrontata a testa alta, perché la sua autostima era nutrita dai successi sportivi.
Ma cosa sarebbe successo se non avesse avuto la prospettiva del cambio scuola, e l’essere stato selezionato nell’Accademia del rugby di Milano, a fargli sentiere che ‘lui aveva un valore’?
Avrebbe probabilmente lasciato la scuola, come ho visto fare a molti studenti, purtroppo.
Pensate che c’è una ragazza che ha ripetuto ben tre volte la classe terza, in due scuole diverse, dopo aver incrociato nel suo percorso questa Proff. Quando le ho parlato era convinta di essere lei, quella sbagliata. Poi è scappata da quel contesto, ed è rinata. Ma è mai possibile perdere due anni di scuola a causa di un’insegnante?
Purtroppo sì, accade più spesso di quello che molti pensano. Ecco perché sono così indispettita. Lo vedo continuamente, nei ragazzi che seguo nei percorsi di Counselling.
Ne basta uno di insegnante ‘negativo’, che ti prende di mira, ti etichetta continuamente e ti svaluta (non solo coi voti, ma con sguardi sprezzanti, battutine, note improprie, umiliazioni davanti alla classe) per vivere il ‘mal di scuola’.
E piantiamola di dire che è sempre accaduto, che tanto nella vita troverai un capo stronzo o un collega antipatico, e che quindi avere un insegnante così è utile perché ti forgia il carattere!
Ma veramente devo ancora sentir dire delle bestialità così antipedagogiche nel 2024?
E non chiediamo mica di essere tutti un Enrico Galiano o un Alessandro D’Avenia!
Basterebbe averne alcuni bravi e molti ‘normali’, e già la scuola funzionerebbe meglio! Oggi il grosso problema sono i ‘docenti-indecenti’, che hanno ovviamente sbagliato mestiere, e che fanno dei danni enormi sugli studenti. Scusate, ma bisognava avere il coraggio di dirlo.
Quindi, per concludere, questa mia “Lettera a una Professoressa” è dedicata anche a quell’altra insegnante che, a settembre 2021, ha bocciato una ragazzina con evidente disagio psicoemotivo e ansia scolastica, solo perché all’orale non ha brillato nella performance, pur essendo andati bene gli scritti. Quella bocciatura è stato un marchio di inadeguatezza che l’ha appesantita per anni, e che ha recuperato solo quest’anno, con un lungo percorso di sostegno motivazionale fatto con me.
Questa lettera è dedicata anche a quei docenti che hanno bocciato una ragazza per una seconda volta che, per fortuna, anziché abbandonare la scuola (la doppia bocciatura è uno dei fattori di abbandono scolastico) si è rifugiata alle scuole serali, come sempre più ragazzi stanno facendo (chiediamoci come mai, quella scuola un tempo dedicata agli adulti, viene oggi frequentata dai diciottenni?).
Ma è dedicata anche a quel docente che entra in classe e insulta i ragazzi aprioristicamente, a quell’altra docente che entra in classe arrabbiata, per i fatti suoi, fa due domande random e mette una serie di 2 sul registro, così, per iniziare bene la mattina! E’ dedicata a quel docente che ha rimandato di matematica uno studente DSA gravemente discalculico (un po’ come se un fisioterapista, per riabilitarti, ti desse una mazzata sul ginocchio appena operato), è dedicata a tutti quegli insegnanti che non vedono i disagi e le fragilità di alcuni studenti, magari con contesti familiari già pesanti, e li giudicano con le loro parole, è dedicata a tutti quei docenti che pensano che l’ansia scolastica degli studenti di oggi sia solo un capriccio (ma invece domandarci perché sia così in aumento, senza il facile gioco dello scaricabarile sulle famiglie?).
E’ dedicata, in sintesi, a tutti quegli insegnanti che non sanno fare il loro lavoro, e di fronte ai quali, purtroppo, le famiglie sono impotenti, e gli stessi Dirigenti hanno pochi strumenti di intervento (ma se vogliono qualche azione di presidio possono farla, ricordiamolo).
Ma siccome di bravi, che stanno resistendo in un Sistema Scuola che fa acqua da tutte le parti, ce ne sono eccome, il mio “I HAVE A DREAM” è quello di avere una Scuola che premia e dà spazio a quelli professionalmente bravi, competenti nelle skills relazionali, empatici, inclusivi, capaci di ascoltare e di aiutare, e trova un modo, come accade in altri Stati in Europa, di controllare e sanzionare quelli incompetenti, aggressivi, arroganti, psicologicamente instabili, quelli che fanno scappare gli studenti da quello che è, o dovrebbe essere, uno spazio bello, formativo e sereno: LA SCUOLA.
Come ci ricorda Don Milani: “Se si perdono i ragazzi più difficili la scuola non è più scuola, è un ospedale che cura i sani e respinge i malati”.
E voi, che Scuola volete per i giovani di domani?