Capitolo terzo della saga “la scuola che verrà”, ormai divenuta “la scuola in arrivo”. Mancano 3 giorni all’avvio “ufficiale” di questo folle anno scolastico, non ci sono certezze, ogni giorno una nuova sparata. Per arrivare pronti e preparati in tre giorni ci vorrebbe proprio un miracolo. Proponevo ipotesi da realizzare più di 3 mesi fa, quando c’era ancora tempo per pianificare idee creative ed efficaci, cercare spazi alternativi, progettare vera outdoor education, immaginarsi sporzionamenti delle classi e ingressi scaglionati (che giocare a tetris sarebbe stato più facile), mesi in cui potevamo progettare partnership col Terzo Settore per integrare educatori nelle scuole. Tre mesi per pensare cose fighissime delle quali, ad oggi, non vi è neppure l’ombra.
Eh beh, certo, no money, no innovazione. Il problema è sempre lì. Che tristezza!
Dalle linee guida di fine giugno (quelle famose del metro di distanza dalle rime buccali), è cambiato ben poco; siamo ancora messi come allora, con i Presidi a cui era stato detto, in 50 pagine di documento, “fate un po’ voi”, nonostante sia passata un’estate dove si è sentito dire di tutto sulla scuola: didattica mista; didattica integrata; no, si torna in presenza! no, forse alcuni faranno ancora la Dad! ma i plexiglass? ahh le mascherine sì, ohh le mascherine no, ed ora le mascherine sni.
Il gel quello c’è sempre, unica certezza del 2020. Lo racconteremo sorridendo, un giorno, ai nostri nipoti, come siamo passati dall’associazione gel=ciuffo=uscire a gel=pulizia=virus.
Però, ahh, ci sono i banchi. A rotelle. Nuovi, roboanti e roteanti. Per fortuna non obbligatori in tutte le scuole, adottabili a discrezione del DS, che spero li abbiano presi solo se veramente necessari, e se sanno come usarli. Mica ce l’ho con i banchi-autoscontro io, che sia chiaro; esistono da anni, e li ritengo pure una figata. Ma sono banchi funzionali nelle cosiddette “classi 2.0”, nelle scuole senza zaino, dove insomma il tablet ha sostituito libri e quadernoni (che invece ora cadranno sistematicamente a terra!), dove si fa una didattica flessibile, cambiando di continuo la postazione: in plenaria, a coppie, in cerchio, a gruppi per fare cooperative learning o peer education (quelle vere, non solo quelle scritte nei Ptof per farsi belli).
Insomma, sono validi, ma se non avete una scuola così all’avanguardia e una didattica innovativa, a mio avviso sono poco utili. In più finiranno dentro scuole fatiscenti! E’ un po’ come se uno si comprasse una cucina ipertecnologica, si facesse la casa domotica, ma intanto dai muri si stacca l’intonaco ed entra acqua dal tetto. Perché guardate che molte scuole in Italia stan messe così. Tapparelle rotte o mancanti, controsoffitti che cadono, pareti scrostate da dipingere, palestre assenti e quando ci sono hanno un quadro svedese più vintage di mia nonna … e noi compriamo i banchi strafighi. Complimenti!
Ma poi proprio quest’anno, che gli alunni si dovranno muovere il meno possibile, a cosa cacchio servano quei banchi non lo so! Io avrei speso i soldi in tapparelle e vernice colorata, ve lo dico.
Che siano tutti un po’ preoccupati, docenti in primis, per questo inizio di anno scolastico senza certezze, lo capisco. E’ un po’ come andare in montagna senza cartina e col maltempo. E’ dura.
Ma so anche una cosa. Che dobbiamo aprire e cercare di non chiudere.
Le regole ci sono, non sono nulla di originale (lo so, direte voi, tanto valeva aprire a maggio), ma ci sono, diamine!
Gli alunni non dovranno tenere la mascherina 8 ore al giorno, ma solo quando non si potrà mantenere la distanza di un metro e negli spostamenti. Come noi al bar o al ristotrante, suvvia.
I Dirigenti girano da quest’estate nelle scuole, armati di metro e con sottobraccio un architetto, per predisporre al meglio gli spazi. So che in molte Istituzioni ce l’hanno fatta, hanno trovato spazi alternativi e idee creative per utilizzare quelle misere risorse in più di docenti assunti dal Miur. Altre no, e lì, ammetto, sarà un casino.
Di sicuro quelle scuole con aule piccolissime e classi numerose avranno trovato soluzioni a turni alterni o con didattica integrata. Sono comunque ottimista perché so che chi è un Dirigente oggi è stato un docente ieri, e sa bene quali siano delle regole sostenibili, per i bambini, i ragazzi e per i docenti. Sono comunque ottimista perché ho incontrato tante maestre e professori che non vedono l’ora di rivedere i loro alunni in classe, per un abbraccio a distanza. Per un incrocio di sguardi complici. Per dirsi “ehi, ma vi ricordate quando sei mesi fa eravamo tutti dei quadratini dentro uno schermo?!” e riderci su.
Sono ottimista, ma anche realista, e sono consapevole che dobbiamo aprire le scuole sapendo che, con una pandemia ancora in corso, il rischio zero non esiste, esattamente come in montagna. Ma ci sono “strategie di gestione del rischio”, che possiamo praticare se davvero, quest’anno, ognuno farà la propria parte.
Le famiglie (a cui dedicherò uno special sul prossimo “numero” della saga sulla scuola) saranno chiamate ad atteggiamenti di enorme responsabilità e collaborazione: quest’anno il bambino che la mattina ha gli occhi lucidi e la fronte tiepida, a scuola non si manda; anche se è un banale raffreddorino. E se si viene chiamati da scuola perché non sta bene, Keep calm: non tutto è Covid!
E soprattutto nessuno porterà in ospedale vostro figlio contro la vostra volontà! (ricordo invece ai genitori di adolescenti che, anche in caso di febbre, il protocollo vi impedisce di lasciarli a scuola fino a giugno 2021! … sai com’è…)
Gli alunni, in particolare i ragazzi, dovranno essere attenti e ligi alle regole: i bambini non mi preoccupano, loro sanno interiorizzarle in modo rigoroso, mentre gli adolescenti sono sfidanti, me li vedo nell’intervallo ballare attaccati al ritmo di “non c’è Coviddi” (ahh no, quello lo hanno fatto degli adulti!).
I ragazzi poi potrebbero approfittarsene, anche magari inscenando una febbre ed evitare l’interrogazione. Ecco ragazzi, non è questo l’anno per cavolate di questo genere.
I docenti, dovranno armarsi di energia, motivazione, pazienza e flessibilità: sarà un anno con assenze continue, vuoi preventive, vuoi per quando capiterà (perché uhh se capiterà) che una classe venga quarantenata. Sarà un anno in cui vi ritroverete ad aver fatto lezione in classe e a dover preparare al pomeriggio dei video per quell’altra classe quarantenata, o dei materiali per quegli alunni che sono a casa malati; magari non di Covid, ma che per precauzione a scuola non sono venuti . Bisognerà imparare a fare una didattica acrobatica che, non vorrei dirvelo così spudoratamente, forse arriverete a rivalutare la Dad della scorsa primavera, tanto ostile per alcuni. Almeno là eravamo tutti nella stessa condizione. Tutti negli schermi. Quest’anno no, sarà un po’ in presenza, certi giorni sarà anche a distanza, avrete colleghi presenti/assenti e voi dovrete essere ancora più multitaskig, dovrete pulire la cattedra quando sta per suonare mentre con una mano ancora tenete il pennarello per finire di scrivere l’equazione, dovrete ripetere cento volte “mettiti la mascherina”, “non stargli attaccato”, “no, usa la tua di biro” perché gli alunni dopo un po’ se ne dimenticheranno, come noi al bar che dopo un po’ mangiamo le patatine dalla stessa ciotolina dei nostri amici.
Quindi siate anche benevoli coi vostri alunni, devono riprendere la misura delle relazioni con nuove regole inedite, perlomeno a scuola.
Scusate, cari docenti, non potevo illudervi dicendovi che sarà una banale passeggiata: stiamo tutti quanti per iniziare una scalata impegnativa. Come tutte le dure salite in montagna, però, so che rafforzano l’intesa coi colleghi di cordata, che corroborano l’autostima, e ti fanno sentire un gran figo quando sei arrivato in vetta. Perché, citando la splendida Proff Valentina Petri, giugno arriverà, anche quest’anno. Perché non dovrebbe arrivare? E noi saremo lassù, in vetta, in presenza, con la nostra truppa di alunni sgangherati, stanchi ma trionfanti!