Il rumore della fine della quarantena

E così, oggi, cari figlioli, in un rombo di moto, è davvero finita la nostra quarantena.


70 giorni, consecutivi, 70 giorni, che sono 4 volte e mezzo il tempo che di solito passiamo insieme in vacanza d’estate, 70 giorni che però non sono stati una proprio una vacanza, ma a volte anche un po’ sì (spiego meglio, sperando di non ferire chi ha vissuto questi mesi con dolore e sofferenza…)
Certo, c’era la fatica emotiva, è vero, la vostra frustrazione di non poter uscire, non vedere gli amici, non andare a scuola (pazzesco, vi è mancata pure la scuola!), di essere h24 a stretto contatto con le persone che qualunque adolescente preferirebbe non frequentare assiduamente, cioè noi, i vostri genitori. C’era la fatica di me e papà, a riadattarci ad uno smartworking che dirlo non è come farlo, c’erano i miei spazi in mansarda (che è anche il mio ufficio), invasi dai rumori della vostra Dad e dal lavoro di papà; “ragazzi, mi sentite?”, “proff, ma quando ci interroga?”, “Il decretooo! La nuova procedura per i DPI!! Mandi tu quella mail?? Hai ricevuto l’invito su Zoom!!” (ahh, non ci mancheranno le telefonate tonanti del papà, vero?), c’erano le vostre partite a Mario Kart mentre io finivo di scrivere sul blog “Mà, non ti diamo fastidio vero se giochiamo?”, “No, figuratevi, siete solo alle mie spalle, mentre cerco di mettere insieme due pensieri intelligenti, ma fate pure”. C’erano le pulizie di casa da fare in team, che ogni volta voi dovevate dimostrare di essere più bravi e più rapidi di noi a fare la vostra parte (tralasciamo i dettagli degli angoli, ma vabbè…). E c’erano i lavori da fare nell’orto e nel giardino (vabbè, ma quelli ci sono anche senza pandemia!)
Però c’erano anche le delizie preparate a turno in cucina (più da voi che da noi, lo ammetto, ma lo abbiamo fatto per la vostra autostima, fidatevi), e vai di gnocchi, lasagne al forno, stinchi arrosto, pollo piccante, tortillas, crepes, torte e via così. Insomma, dopo Master Chef a casa nostra potevamo girare la serie Lockdown-Chef. Però che bei momenti ci siamo fatti, ragazzi! Ci siamo fatti 110 pasti consecutivi tutti e 4, prima che vostro padre tornasse a lavorare ogni tanto in ufficio. 110, cavoli! Roba da far volare i coltelli! E, invece, non sono volati. Abbiamo riso, e tanto, qualche volta anche discusso, per carità. Ma io ricordo soprattutto le risate, leggere. Quelle per un nonnulla, quelle per un video o un meme che sta girando, quelle per le spiegazioni delle parole a Tabù, che a noi parevano assurde ma voi due vi intendevate e ci battevate pure, quelle delle partite a poker quando qualcuno faceva manbassa del piatto (ebbene sì, a casa nostra, a casa della pedagogista, giochiamo a poker! … uhh), quelle della lotta che facevate in giardino tra di voi (cari genitori con figli maschi, rassegnatevi, iniziano da piccoli e non smettono più), quelle delle prodezze di salti che facevate fare al cane, o facevate voi.
Vi siete allenati a saltare sedie, tavoli, fare il backflip, saltare verso il canestro, saldi doppi e tripli alla corda. Sì, ricorderò soprattutto i salti, soprattutto quelli di te, Sam.
E poi c’era la musica a tutto volume quando vi allenavate, perché guai saltare un allenamento. E sì, ricorderò soprattutto quanto sei cresciuto in questi due mesi, Cisco. Tu e i tuoi capelli, rigorosamente e saggiamente mai tagliati da noi.
Ricorderò un sacco di cose belle di questa quarantena che è stata una forzatura, ma che ho spesso apprezzato, perché mi ha permesso di avere di nuovo il figlio grande a casa per qualche mese, che la sua indipendenza e la sua passione sportiva me lo avevano già portato a vivere lontano; perché mi ha permesso di godere, per qualche mese ancora, della presenza quotidiana del figlio “piccolo”, che aveva appena scoperto la libertà dei suoi quindici anni e, ammetto, egoisticamente, ce la siamo ripresa noi genitori in questi mesi.
Ricorderò che mi è stato assurdamente donato un tempo prezioso, ne farò tesoro, ma che da oggi tutto cambia, siete liberi e non posso più trattenervi.
Liberi di riprendervi pian piano i vostri spazi, con tutto il timore, inevitabile, che mi porto dietro, e le mille precauzioni del caso.
Ma d’altronde, Cisco, oggi mi hai pragmaticamente rasserenato, come solo tu sai fare, quando ti dicevo “mi raccomando, le distanze, eh”, “mi raccomanddo, tenete sempre la mascherina, eh”, e mi hai detto: “Ma mamma, terrò sempre il casco addosso, così va bene?!”.
Ecco, sì, così va bene. 😉
Buona vita, figlioli miei. Con cautela e precauzione, ma riprendetevela.

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