[ndr: pensavo di fare, come ogni anno, un semplice post, poi mi è uscita questa metafora educativa, e la narrazione si è fatta un tantino lunghetta, quindi ho deciso di metterala qui sul blog…per chi ama i racconti familiari semiseri…]
E così si è conclusa, anche quest’anno, la nostra settimana di vacanze di famiglia, anzi di famiglia allargata. Quest’anno stesa crew della scorsa estate, come sempre oltre ai due “brothers” c’e la morosa del figlio 1, e un amico nonché ex-compagno di scuola del figlio 2 (ahh che estate leggera, ora che sono entrambi ‘maturati’), e l’immancabile lupo di mare, il nonno, ossia mio padre, che non molla un colpo pur di godersi queste avventure coi nipoti. E questa volta, diciamolo, di colpi su e giù sulle onde alte ne abbiamo presi! Assai! Quest’anno abbiamo conosciuto l’amico Meltemi, il famoso vento delle cicladi, la cui fama negativa lo precede.
E perché andare a veleggiare proprio lì? Domanderete…Eh, sto cercando la risposta ancora ora, che son sulla terraferma già da due giorni. Forse ai velisti piace anche un po’ soffrire. Sono come gli alpinisti, se la salita è troppo facile non c’è gusto. Sicuramente al nostro ingegner-skipper piacciono le sfide e quest’anno non gli sono mancate.
Giorno 1: costeggiando il sud di Kos nel Dodecaneso, tutto è ancora under control, la truppa prende le misure, i tre baldi giovani dormono accartocciati in ogni angolo della barca (ma come fanno?) mentre il quarto, ossia l’ingegner-skipper, è baldanzoso. Forse pensa ancora, come ogni ingegnere, che nulla può essere peggio di certi esami a ingegneria. E invece … …
Giorno 2: puntiamo Astypalea, la famosa isola a farfalla, e il nostro adolescente arriva. No no, non parlo di uno dei figli, ma del vento! Che fin da subito fa capire quanto è impestato. Esattamente come un adolescente, il Meltemi è un vento imprevedibile, umorale, si alza quando c’è sole e cielo terso (come gli adolescenti che un attimo prima sono solari e un secondo dopo sono incazzati), passa dai 15 nodi ai 30 in un batter d’occhio, smuove le onde in modo disordinato (e qui la metafora non devo spiegarla, vero?), spara raffiche più intense delle imprecazioni in serie degli adoscenti, poi molla di colpo.
E così noi diamo una mano di terzaroli per ridurre la vela, perché i nodi di vento sono troppi, e lui cala, allora riapriamo timidamente il fiocco, e lui rimonta. Il Meltemi non ti dà tregua, proprio come i figli in quella meravigliosa fase di vita. Un adolescente rancoroso, ecco com’è. E non ti molla neanche nelle cale, dove vorresti un po’ di pace (tipo per fare un bagno tranquillo, o leggere), ma lui è lì, continua a stuzzicarti come un figlio adolescente quando ha una richiesta “Maa, e dai, posso?”, “Ma quindi posso?”, “Spiegami perche non posso?” Il Meltemi, uguale.
Noi però siamo gente abituata agli tsunami adolescenziali, e il Meltemi lo freghiamo riparandoci nella pazzesca baia di Vathi, che ad entrarci pare una laguna stretta e lunga, e arrivati al fondo non c’è nulla, terra arida e capre, tranne l’immancabile trattoria greca affacciata su una mini porticciolo di pescatori. Qui facciamo un pranzo che pare di essere dentro un film di Emir Kusturica. Gestisce la cucina la signora Stravoula, che fa tutto da sola, lo stile è self-servire ma i piatti sono freschi, e quando lei chiama il tuo nome devi essere lesto ad andarteli a prendere…praticamente dentro la cucina! Ad arredare la taverna c’è pure una vecchia sig.ra (forse la nonna) immobile sulla sua sedia, stravestita (che a noi umani in canottiera viene caldo solo a vederla) che minaccia, con sguardo torvo e colpo di bastone a terra, i bambini che fanno caos nella taverna. Spettacolare!
Giorno 3: puntiamo verso nord convinti di arrivare ad Amorgos con lo stesso stile di vento&onde vento&onde del giorno prima (ho cantichiato questo mantra al ritmo di ‘sesso&samba’ per giorni), ma il Meltemi è appunto un vento adolescente e, come accade coi figli, quando pensi di averle viste tutte, ti tirano fuori dal cappello una nuova stronzata che ti fa arrabbiare. E infatti a ridosso dell’isola ci regala raffiche fino a 40 nodi con 25-30 nodi in navigazione, la barca fa boline da brividi, l’ingegner-skipper smettere di blaterale in spagnolo e si fa serio (ebbene si, avendo giocato anni a rugby anche con compagni argentini, il nostro figlio 1 ogni tanto ‘spagnoleggia’, quando è allegro), il figlio 2 non fa più pennichelle (lui riesce a dormire, nelle cabine, anche con onde di 1 m e mezzo) e si convince che, forse, non è proprio il momento di cucinarsi due uova in padella, ma di stare vigile e in supporto, e si alterna col fratello al timone.
Superiamo il capo, il Meltemi adolescente si arrende, come farebbe un figlio di fronte alla fermezza genitoriale, la smette di fare le bizze, e ci consente di arrivare al porto di Katapola ad Amorgos (mai nella mia vita un porticciolo mi è parso così bello). E qui, come con i figli adolescenti, decidiamo di evitare di fare il tiro alla fune, e nei giorni successivi, lasciamo che il Meltemi faccia il suo corso, e ci godiamo Amorgos stando al riparo 3 notti in porto.
Forse dobbiamo ringraziarlo questo vento, se non fosse stato per lui avremmo avuto meno tempo per goderci quest’isola così bella e selvaggia, “l’isola nuda” come l’ha definita Omero, meno turistica delle altre Cicaldi (e quindi anche meno cara) ma una vera perla da non perdere (chissà che a volte non dobbiamo imparare a ringraziare anche i figli, quando ci obbligano a mettere in discussione le nostre certezze…)
I baldi giovani se la gironzolando affittando gli scooter, noi tre ‘old’ in automobile, godendo dell’atmosfera della Chora, dei piccoli porti coi chioschi galleggianti, delle spiagge e delle chiese sempre affacciate sul mare. D’altronde in Grecia ogni paesino che si rispetti ha: case bianche con finestre blu, la Chora (la parte antica del paese, di solito in alto), una o più cappelle ortodosse che si affacciano sul mare (spesso anche i cimiteri), taverne coi polipi appesi, gyros e tzatziki ovunque. Diciamo che non è una nazione nota per i suoi architetti o per i suoi chef 🙈😂
Però, quanto è bella la Grecia?! Sarà l’atmosfera, i colori, la musica che senti la sera nei vicoli, saranno i ritmi lenti e quel selvaggio che si porta ancora con sé, ma a me la Grecia inizia già a mancare… mentre ancora ci sto facendo le vacanze!
I giorni 6 e 7 scorrono veloci e senza bizze del vento, che ci dà tregua come fanno a volte i figli, e in quegli spazi di tregua bisogna approfittarne per godere del momento presente. Senza programmare troppo, che col Meltemi come fai un piano, lui te lo smonta! Uguale uguale agli ados!
La settimana si chiude col cambio crew, gli old scendono a arrivano altri baldi giovani ventenni, per una settimana tutta tra amici…ma tanto loro sono tutti usciti da poco dall’adolescenza, di sicuro col Meltemi se la giocheranno bene…Tra pari, ci si capisce…😜 E che Buon vento sia!