A febbraio è uscita una mia intervista sul quotidiano La Nazione, a seguito del mio post sul GIOCO NOTTURNO DEL #RECUPERAFIGLIO, diventato virale nel web.
La giornalista, gentilissima e che ha apprezzato le risposte, ha dovuto apportare, ahimé, molti più tagli del previsto al materiale che le avevo inviato.
Si sa, le esigene giornalistiche spesso sono queste, ma purtroppo l’intervista ne è uscita un po’ troppo snaturata…
Riporto qui sotto INTEGRALMENTE ciò che le avevo inviato: piccoli spunti sul tema delle uscite notturne in discoteca, di come siamo cambiati noi Genitori 2.0, del rapporto con l’adolescenza di oggi… BUONA LETTURA!
1) in cosa consiste il gioco #recuperafiglio
Beh, credo si sia colto che quel post ironico (peraltro scritto in 15 minuti mentre davvero aspettavo mio figlio fuori dalla discoteca) usava la metafora del gioco (tipo il gioco dell’oca…tutti fermi sulle caselle, come noi in fila a bordo strada) per raccontare di una delle tante fatiche del genitore: ossai uscire alle 2.00 di notte, magari col freddo, per prendere un figlio/a uscita dalla discoteca. Non tutti i genitori sono disposti a farlo, ma molti sì…e spesso quelli che dicono “ahh i miei si sono sempre arrangiati, non sono mai dovuto andare a prenderli” forse hanno sottovalutato che, se il figlio/a va in discoteca, a meno che non sia un locale in pieno centro urbano e a meno che non si abbia la propria casa nello stesso centro urbano, beh in qualche modo deve tornare a casa ed essere recuperato fuori dalla discoteca (spesso questi locali sono in periferia).
Viene quindi il dubbio che chi fa così forse approfitti di altri genitori disponibili, quelli che stanno al gioco, quelli appunto che sono iscritti al #recuperafiglioeamicodelfiglio.
E, diciamocelo, se non c’è reciprocità, non è molto onesto come atteggiamento.
Diversa è la posizione di chi proprio non manda i figli a ballare in discoteca, o aspetta che abbiano 18 anni. Sono scelte, tutte legittime.
Purtroppo tra i 16 e i 18 anni ai ragazzi piace andare a ballare e, se lo si acconsente, poi in qualche modo vanno recuperati.
2) come si è evoluto nel tempo questo gioco-impegno per i genitori
Diciamo che questo gioco è sempre esistito, solo forse un tempo è vero che i ragazzi iniziavano a frequentare le discoteche magari più verso i 17/18 anni e quindi avevano magari degli amici più grandi già con la patente. E i genitori si sentivano meno ingaggiati. E’ anche vero che oggi molti genitori scelgono di andarli a prendere anche quando i figli avrebbero la patente, perchè – giustamente – temono che il figlio/a si metta alla guida non completamente sobrio o, peggio, che salga in aut ri-accompagnato da altri non sobri.
In più sappiamo che nelle discoteche, purtroppo, ogni tanto circolano anche sostanze ben più rischiose dell’alcool (come le ‘pasticche’) e lo stesso alcool viene spesso somministrato anche ai minori, anche se così non dovrebbe essere. Quindi L’evoluzione che vedo oggi, e per me è un segnale positivo di maggior attenzione del genitore, è proprio questa: li si va a prendere anche per verificare che non abbiano fatto cavolate e stiano bene; io non rimpiangerei tanto “i genitori di una volta”, che in realtà erano molto disattenti ai figli con conseguenze anche rischiose. E’ pur vero che quelli moderni sono a volte invece troppo apprensivi e ansiosi, in generale, al di là del discorso discoteca. E questo non è funzionale ai ragazzi e alle ragazze, che devono sviluppare porzioni di autonomia in modo progressivo.
L’adolescenza è l’età della separazione graduale dagli adulti e della strutturazione della propria identità; ecco perché ritengo che, quei genitori che giudicano negativamente la discoteca e le uscite fino a tardi al sabato sera, e sostengono con orgoglio che i figli non vanno in discoteca, escono poco o nulla perché preferiscono stare a casa, ecco forse non vedono che anche questo eccesso è un problema. Come lo è quello di ragazzini che troppo presto, magari a 14 anni, vengono lasciati in giro fino alle 3 di notte. C’è un’età per tutto..
3) anche lei è mamma di adolescenti ?
Sì, diciamo due ormai tardo adolescenti. Uno ha 20 anni e l’altro 17. Ormai posso dire che ne siamo quasi usciti del tutto (col primo figlio sicuramente). Ma ricordo anni tosti, soprattutto quando entrano in adolescenza, verso i 13-14 anni. Mediamente dalle terza media fino alla fine della seconda superiore sono anni tosti…poi c’è chi parte prima e chi dopo, ma prima o poi l’adolescenza devono farla tutti. Tutti! Quelli che credono di averla scampata forse la vedranno nei figli a 22 o 25 anni…e a volte è anche peggio!
4) quali sono le ansie dei genitori con figli adolescenti che praticano le discoteche?
Certamente quelle che accennavo prima, ossia che i figli possano assumere sostanze psicotrope molto dannose e pericolose. O, per le ragazze, che trovino dei ragazzi aggressivi e violenti. Purtroppo a volte accade, anche se non tanto dentro discoteca, ma entrando o uscendo dal locale. O, se non sono violenti, sono comunque poco seri, magari ragazzi molto più grandi delle figlie. Siamo nel 2023 ma, purtroppo, è cambiato poco sulle paure dei genitori legate al genere: se si ha una figlia femmina in adolescenza si è meno tranquilli, e devo dire che queste ansie non sono infondate, ahimé.
Varrebbe la pena aprire anche una riflessione sul consumo di alcool, davvero eccessivo in questi locali e spesso dato anche ai minorenni. Anni fa avevo organizzato, in estate, una festa no-alcool dedicata ai ragazzi della fascia di età 14-18, sull’esempio di un’iniziativa nata da due ragazzi di Rovigo. Bisognerebbe iniziare a passare di più il messaggio che il sabato sera ci si può divertire anche senza ‘lo sballo alcolico’.
5) quale dei due genitori è più disponibile a prestarsi al recuperofiglio?
Ovviamente dipende dalle abitudini familiari, da chi patisce meno il risveglio notturno in cui ci si veste con la famosa tuta sopra il pigiama e si esce guidando nella notte, dalle condizioni lavorative dei genitori il giorno dopo. Certo ho notato negli anni, incontrando molti genitori col mio lavoro, che è salito molto il numero delle madri che, alle 2 di notte, sono fuori dalla discoteca per recuperare i figli. Sembrerebbe assurdo, in una società dove di solito alle donne vengono ancora delegati compiti educativi e di cura, mentre ai padri più quelli organizzativi e gestionali. Ma è così. Evidentemente anche il recupero notturno è diventato un gesto di cura, che sono più disposte a fare le madri. Senza generalizzare, credo che in molti situazioni forse i padri siano più dell’idea “arrangiati che io non ho voglia di venire a prenderti di notte” e le madri quindi si rendano disponibili per quei timori di cui accennavo sopra, e preferiscono verificare di persona come sta il figlio o la figlia, piuttosto di saperlo in giro non si sa con chi.
Tanto abituate già dalla culla ad avere il sonno rovinato, notte più o notte in meno….
(nel mio caso invece vado io perché io, di mio, sono una ‘nottambula’ che di notte spesso è sveglia per scrivere al pc, leggere, ecc…quindi patisco di meno!)
6) questa esperienza recuperofiglio aiuta i genitori a socializzare con altri genitori alle prese con lo stesso impegno verso i figli adolescenti?
No, purtroppo no. So di alcuni genitori che si organizzano con amici per muovere meno auto, ma accade abbastanza raramente. Siamo diventati una società dove le famiglie faticano molto a fare rete, a socializzare, a condividere. Infatti uno degli obiettivi dei miei corsi per i genitori è anche questo: ri-abituare i genitori a confrontarsi e ad aiutarsi, perchè, come dice il proverbio “per educare un bambino ci vuole un villaggio” e noi oggi non sappiamo più costruire un sano villaggio educante tra adulti, ma siamo molto chiusi, autoreferenziali, spesso ingiustamente critici verso gli altri genitori. Invece dovremmo fare squadra perché, come si è visto dal successo che ha avuto questo post (è a quasi 20,000 like!) e dai numerosi commenti, siamo tutti sulla stessa barca!!
7) i genitori cercano in lei aiuto ad affrontare questa fase così complessa nell’evoluzione dei figli: l’adolescenza?
Sì, ho molti genitori che vengono da me in studio per un percorso di Consulenza Pedagogica per trovare un aiuto proprio per affrontare questa fase della vita così difficile come è l’adolescenza. Che è sempre stata una fase critica della vita, ma oggi noi genitori 2.0 la viviamo in un modo diverso dai nostri genitori che erano una generazione diversa. Loro erano più dediti solo al lavoro, erano spesso meno presenti dal punto di vista emotivo/affettivo. L’importante era che noi non facessimo cavolate (e noi le facevamo ma spesso a loro insaputa…un povero adolescente di oggi, invece, è stalkerato dai genitori tra whatsapp e mille sistemi di controllo attivabili sui cellulari). Io non rimpiango quella generazione di genitori, eccessivamente sbilanciata sul codice normativo. Certo noi oggi siamo, forse, a volte sbilanciati sul codice affettivo, ecco perchè soffriamo così tanto in adolescenza. Dopo aver vissuto anni di relazione bella, calda e intima quando i nostri figli erano piccoli (le coccole, le fiabe lette nel lettone, i film sul divano insieme, le belle vacanze di famiglia) ci ritroviamo a 14 anni ad avere in casa delle serpi incappucciate in felpe oversize che tutto vorrebbero tranne che vivere con noi, neppure più tollerano di essere nella stessa stanza! Capite che lo strappo è tosto! Sono convinta che oggi noi genitori moderni sentiamo più faticosa l’adolescenza proprio perché abbiamo vissuto una genitorialità più consapevole, più vicina emotivamente, e quindi quel distacco che i figli pongono tra noi e loro ci ferisce. E’ un po’ come elaborare un lutto, e prendere consapevolezza che non ci vogliono più.
Se riusciamo a reggere quegli anni dell’adolescenza, poi torna un rapporto di stima e di piacere, devo dire molto più bello di quello che avevamo noi a 20 anni coi nostri genitori. Parola di madre, e non solo di pedagogista!
Se volete leggere il post ironico sul “Gioco notturno del #recuperafiglio” lo trovate su Facebook, alla mia pagina “Licia Coppo – Pedagogia e Counselling”
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