Ed eccoci arrivati, anche quest’anno, al fatidico esame di maturità.
Chissà se tutti ricordano – soprattutto spero lo abbiano in mente i proff – che quest’anno approdano alla maturità quelli dell’annata 2005, i ‘fortunati’ della “scuola pandemica”, quelli che si sono beccati il primissimo lockdown, con l’anno interrotto a marzo 2020, quelli che, successivamente, si sono fatti molti “anni horribilis’ tra DAD, DID, classi bolla e distopie varie, quelli a cui abbiamo fatto scendere la motivazione scolastica sotto i piedi, per poi decidere, dallo scorso anno, il 2022-2023, il primo finalmente libero da protocolli, di rialzare diabolicamente l’asticella delle richieste, annulando con un colpo di spugna 3 anni di fatiche e di disagio scolastico.
“Suvvia, niente scuse, siamo tornati alla normalità”, spesso senza tener conto delle voragini in termini di apprendimenti che questi ragazzi si portavano dietro, della mancanza di metodo di studio, della fatica sul piano dell’auto-organizzazione. In cinque anni di scuola superiore, questi studenti hanno davero fatto un percorso a singhiozzi, a schermo, zoppicante e carico di ansia, o di apatia. Loro, e le annate limitrofe.
Mai come in questi ultimi due anni, chi, come me, lavora con gli adolescenti, ha incontrato così tanta demotivazione scolastica, e fatica nell’affrontare le richieste della scuola.
“Perchè ci fai tutta questa manfrina, Licia?” diranno alcuni. “E poi dai, basta, ormai quegli anni sono passati, abbiamo archiviato la Dad, su su guardiamo oltre”.
Ma come si fa a guardare oltre, e a fare meglio, senza guardarsi criticamente indietro?
E poi forse noi genitori abbiamo dimenticato, molti prof hanno archiviato quegli anni (terribilmente faticosi, anche per chi doveva insegnare), ma loro no.
Molti studenti ancora ricordano, o comunque si portano le cicatrici nella loro memoria emotiva, e scolastica.
Una bravissima prof mi raccontava di essere rimasta molto colpita da un tema di una sua alunna, classe 5°, che parlava della rabbia legata all’essersi sentita derubata dei suoi anni migliori, quando era in classe prima e seconda, anni che non torneranno più. “Derubata”, ha scritto. Roba forte.
Il problema è proprio l’aver archiviato, e superato, questi anni di scuola a schermo, folle e strana, senza aver imparato quasi nulla.
La scuola pandemica, l’irruzione del digitale nella scuola, erano le grandi occasioni per divergere il pensiero e provare a CAMBIARE e rinnovare, una volta per tutte, questa benedetta scuola. Compreso il fantidico esame di maturità.
Già due anni fa, quando quel ‘genio’ del ministro Bianchi aveva pensato bene, a giugno 2022, di ripristinare la vecchia maturità, scrivevo in un mio post:
<< Cari ragazzi, auguri per la vostra maturità…io l’ho fatta 30 anni fa, nel mentre è arrivato l’Internet, i social network, gli smartphone, è peggiorata la crisi climatica, son ritornate le crisi economiche, e poi le fasi degli attentati (dalle torri gemelle in poi), il mondo si è (insanamente) globalizzato, videochiamiamo dall’altra parte del mondo, visitiamo i musei virtuali, accendiamo il forno dall’ufficio con una App, esploriamo Marte (che non sia mai che andiamo a devastare anche quel pianeta lì), i medici ormai svolgono operazioni chirurgiche con sofisticati bracci robotici, paghiamo i bollettini postali senza andare in posta (e qua sì che è tanta roba), di recente abbiamo pure attraversato una pandemia, ultimamente nel cuore dell’Europa c’è pure un conflitto bellico (che si somma a quelle 60 guerre e più che ci sono nel mondo), la crisi idrica è alle porte…ma la maturità no, lei è tornata quella di sempre!! Oléé! Scusate ragazzi…scusate ragazze…se il mondo è andato avanti (anche parecchio maluccio, per carità), ma la scuola no. E perdonateci, soprattutto, se questo mancato rinnovamento a molti adulti evidentemente piace. E’ che dà sicurezza. Gli adulti son fatti così…Portate pazienza.>>
La maturità del 2021, quella senza gli scritti ma con una bella tesina di approfondimento (che veniva assegnata dai Proff) da presentare alla commissione, e un corposo colloquio orale, non era forse una forma più moderna e valida per sigillare la chiusura di un percorso scolastico? Perchè, badate bene, un rito di chiusura secondo me è bene che ci sia.
Io non sono per l’abolizione della maturità. Ma vorrei che fosse un rito vissuto in positivo dai ragazzi, esattamente come accade all’Università, un sigillo importante, un coronamento di un’esperienza, un bilancio finale in cui dimostri alla commisione cosa hai appreso in quei 5 anni di scuola.
Ma cosa hai appreso su di te, come persona, quali ‘competenze di vita’ hai acquisito, quali argomenti ti hanno appassionato … e non solo le solite nozioni!
Perchè, ad oggi, dispiace doverlo ricordare, l’esame di maturità, invece, certifica le nozioni acquisite, i contenuti. Non le famigerate competenze.
E’ un’inutile generatore di ansia, ma allo stesso tempo non viene più percepito come una prova significativa, un rito di passaggio.
Quasi quasi quel rituale di maturazione viene assolto oggi con la conquista della patente, vera acquisizione di autonomia e libertà.
Inoltre, la gran fregatura, come ha detto bene il pedagogista Corsini in un’intervista due anni fa, l’esame così organizzato condiziona per tutto il triennio anche la didattica e l’insegnamento. Dice Corsini: “l’esame di Stato va difeso, ma non può essere considerato il perché e il fine. Nella scuola ci si è convinti che si apprende e si insegna per l’esame finale. Ma è un errore. Gli si attribuisce troppa importanza e ha conseguenze negative.”
Anche chi vorrebbe fare una didattica diversa, più moderna e innovativa, si trova il cappio dei “programmi”, e di dover preparare i suoi alunni per quella maturità, che avrà quegli argomenti, quelle prove, quelle richieste, quei commissari esterni. Capite in nonsenso di mantenere questo esame di maturità fatto così??
E non ditemi, vi prego, le solita frasi della serie “Si è sempre fatto così”, o “Ahh, vabbè, adesso questi hanno tutti l’ansia e dobbiamo anche togliere loro l’esame finale?, e per finire, la chicca “Per noi la maturità è stata utile, perchè i ragazzi di oggi non dovrebbero più farla?”. Innanzitutto sono passati 30 anni (ma forse 50?) e l’esame di maturità e più o meno lo stesso di sempre, a parte i dettagli sull’orale, le materie, i commissari, le buste …e già questo dovrebbe farci riflettere. Ma voi entrereste in sala operatoria, nelle mani di un chirugo che da 30 anni opera nello stesso modo, con le stesse tecniche, con la stessa strumentazione? Io no.
In più, come dice da tempo il Dirigente Scolastico dell’istituto Marco Polo di Firenze Ludovico Arte (e se lo dice lui, avrà più autorevolezza di me medesima, no?), la maturità fatta così è diventata un «rituale logoro». “L’università, con i test anticipati, sta mandando questo messaggio: non ci interessa nulla di ciò che fa la scuola. E noi invece continuiamo nelle commissioni ad accapigliarci per attribuire un punto in più o in meno quando quel voto non ha nessun impatto, non incide sull’accesso all’università e tanto meno sul mondo del lavoro. Siamo dentro a un rituale paradossale“, e continua dicendo un’altra verità, che condivido in pieno “nei 5 anni hai già raccolto elementi di valutazione, conosci i ragazzi, tanto vale metterli alla prova su un progetto dove mettono in campo intelligenza, interessi e passioni“, e lo stesso Arte propone una formula con una “tesi”, come all’Università.
In questo giugno 2024 si siederanno a dei banchi di scuola 526.000 studenti, per affrontare due prove scritte, e sarà per loro ‘emozionante’ sapere che affrontano lo stesso rito dei loro genitori, nonni e bisnonni. Identico! “Ricordati di portarti uno snack e la borraccia per bere, guarda che non ti faranno andare in bagno”, è stata la raccomandazione di molti genitori. In bagno si va solo per copiare, si sa.
Fogli protocollo e penna a disposizione. Ceralacca per sigillare, dopo, il pacco dell’esame di stato. Qualcuno al MIM voleva anche ripristinare il calamaio, ma pare lo abbiano fermato, ricordandogli che bisognava fare la circolare per sancire il valore del ripristino del “gravemente insufficiente” alla primaria. E così si è concentrato lì.
Uff, pericolo scampato!
Gli unici computer che si vedranno nelle aule della maturità sono quelli lasciati usare ai DSA, spesso col disappunto di alcuni docenti. Ovviamente sono PC da cui è bandito Internet. D’altronde, siamo nell’anno dell’intelligenza artificiale, perchè mai l’esame di stato dovrebbe cambiare?
Povera cara Scuola, che invecchi ma non riesci proprio a maturare…