
C’è un’immagine che è diventata virale sui social, non solo perché sta girando con sgomento sulle bacheche di molti, ma perché, scusate il gioco di parole, si porta dietro un virus che ancora appesta la nostra società, un virus ancora molto attivo in Italia, che pare sia invece sapientemente contenuto in Danimarca (come, si sa, un po’ in tutto il nord Europa). Quel virus ha tanti nomi, generalmente io lo chiamo “cultura patriarcale”, ma ha altre sfumature, o altri ceppi, come “cultura maschilista”, “gender gap” e chi più ne ha più ne metta. E sono giorni che mi sale un vortice di bile leggendo, per esempio, che il Comitato Tecnico Scientifico per l’emergenza Covid in supporto alla protezione civile, composto da “esperti e qualificati rappresentanti degli Enti e delle Amministrazioni dello Stato”, che conta ben 20 persone, non ha neppure una donna al suo interno. Nada!
Avete capito bene? Non un paio di donne su 20, dato che mi avrebbe già fatto venire la gastrite, ma zerooo! Tutti uomini! Ops …meglio dire “tutti maschi”, come egregiamente vengono definiti nel grafico della ricerca, di cui tanto si parla, apparsa sul Corriere della sera. Già questo la dice lunga. Donne e Maschi a confronto! Santocielo! Neanche un po’ di cura per le parole! Ma che sia, forse, non una svista semantica, ma proprio un “refuso culturale”?
C’è un altra grave pandemia che stiamo vivendo, ed è la mancanza di espertE nelle varie task force nate per contrastare il Covid: in due mesi sono state nominate in tutto 97 persone. Sapete quante sono donne? Solo 17. Abbiamo 80 uomini e 17 donne in una lotta impari contro il Covid, inconsapevoli che si sta lottando contro un virus, mentre si è da tempo infetti di un altro virus, più invisibile del Coronavirus, forse più insidioso.
Lo sapete che il 70% del personale attivo nel settore sanitario e sociale è composto da donne?! Lo sapete che tra tutti i laureati in Italia, il 60% è composto da donne?! E che le donne magistrato sono il 53%, ma pochissime sono ai vertici con ruoli di responsabilità?! I conti non tornano?? Eh, già, non tornano proprio …
E’ la testa delle donne che deve cambiare, è da lì che dobbiamo partire. O non ne usciremo…
Sapete di questa indagine cosa mi atterrisce di più? Non il 71% di uomini (sai che novità…), ma quel agghiacciante 64% di donne che ancora, per affermarsi, ha bisogno di farlo nella ‘cultura familistica’. Quelle che pensano che il lavoro è un accessorio, perché quello che vogliono davvero sono i figli e la casa. E poi quel 88% di donne che pensa che un padre non sia capace, al pari di una madre, di occuparsi dei figli. E per finire, ciliegina sulla torta, c’è un bel 86% di donne (86 per cento! diamine!) che pensa che una donna che lavora non possa stabilire una relazione sicura e intensa con suo figlio. Letti a rovescio fanno più effetto, vero? Lo penseremmo mai di un uomo, di un padre, che solo perché lavora non riesce a stabilire una relazione di qualità col figlio? Anzi, al limite, poverino, verrebbe ancora vittimizzato perché “ha poco tempo per godersi i suoi figli, ehh, sai, deve lavorare”.
Lo dico da tempo, lo dico ancora una volta, e parlo soprattutto alle donne: SMETTETELA!
Smettetela di sentirvi in colpa se siete via il week-end per lavoro (o per piacere) e allora dovete lasciare tutto rassettato e l’arrostino cucinato in frigo per i vostri cari.
Smettetela di sentirvi in dovere di farvi più carico del vostro compagno della gestione domestica e dei figli. Anche ora, con questo smartworking, vi sta capitando, vero?
Smettetela di chiedere a vostro marito di aiutarvi in casa, di ringraziarlo se stende la lavatrice, di sentirvi fortunate perché vi supporta. Avete sposato un colf, o un compagno di vita?
Smettetela di rinunciare sempre voi, al lavoro, alle vostre ambizioni, per i figli. I figli si fanno in due. Le rinunce si fanno in due. Siate ambiziose, i vostri figli vi ringrazieranno un giorno. Garantito.
Smettetela di pensare che solo abnegandovi vi farete amare dai vostri bambini. Se non cambiate voi, oggi, adesso, il modello educativo che passate ai vostri figli, tra 20 anni vedremo gli stessi grafici, e sarà penoso.
E smettetela di rispondere così alle indagini statistiche! Il cambiamento, prima ancora che nelle azioni, si fa nel pensiero. Leggete i libri giusti, per nutrire quel pensiero. Coltivate le amicizie giuste, per nutrire quel pensiero. Scegliete gli uomini giusti, per nutrire quel pensiero.
Cominciate a immaginarvelo un mondo diverso, un mondo senza gender gap, un mondo pieno di esperte, ricercatrici, amministratrici, manager, lavoratrici … ed anche madri.
E’ un mondo che quasi già esiste, in mezzo alle renne e ai mari del nord. Dobbiamo solo fare la scelta giusta.
E’ una scelta che si fa per sottrazione.
Iniziate a smettere, davvero.
Photos by bhavyahuja