In questi giorni di vacanza, dove con la #Crew2023 stiamo veleggiando e, alla sera, se si dorme in rada dove spesso (per fortuna) i cellulari prendono poco, rimane una sola cosa da fare, oltre a leggere: giocare a carte. E così ho scoperto, grazie ai figli e alla findanzatadelfiglio e all’amicodelfiglio un gioco di carte molto in voga tra i giovani: Dubito. Mi mancava, nonostante io lavori anche con ragazzi e ragazze. Già il nome è tutto un programma, e devo dire che è il gioco perfetto se penso ai giovani, soprattutto se adolescenti. Lo spiego per chi non lo conosce, è poi vi dico quali metafore educative mi ha stuzzicato.
IL GIOCO: parte uno che mette sul tavolo a testa in giù una carta, o anche più, dichiarando a voce alta quale ha messo, e quello dopo deve seguire. Se per esempio il primo dice un 4, per dire, tutti devono mettere giù un 4, e così il giro va avanti. Quando pensi che quello prima di te stia mentendo, e non abbia affatto calato quella carta, dici: <<dubito>>. E l’altro scopre le carte: se hai indovinato, prende lui tutte le carte del tavolo, se invece hai perso, cioè hai sbagliato a dubitare, prendi tu. Vince chi finisce tutte le proprie carte per primo. Carino, leggero, divertente.
I PENSIERI PEDAGOGICI: quando i figli entrano in adolescenza, soprattutto tra i 13 e i 15 anni circa (uhh che anni tosti! Non mi mancano affatto 😖) in famiglia è come giocare un continuo partitone a DUBITO. Ti chiedono di uscire quel sabato sera, e calano la carta del ‘esco con le solite amiche’. E tu sei lì che ti chiedi ‘sarà vero…o dubito?’ Ti dicono che no, non hanno da studiare quel pomeriggio, la Proff ha rimandato la verifica (eppure sul registro elettronico ancora c’è) e quindi possono sciallarsi sul cellulare quel pomeriggio, e tu sei lì che, come nel gioco di carte, ti domandi se sia meglio indagare o credere a qualcosa che sembra una mezza balla.
La gran fatica, con gli adolescenti, è questo continuo chiederti se devi pronunciare quel ‘Dubito’, scoprire le loro carte, magari prevenire una grossa cacchiata che stanno per fare, o non dubitare, dare credito a quello che stanno dicendo e che vogliono fare, anche se poi la verità fosse leggermente diversa dalla versione genitoriale. E lasciare che, in mezzo a delle mezze verità, loro apprendano dall’esperienza. Come è giusto che sia, in adolescenza. Ma, possibilmente, senza fare cacchiate irreparabili, per sé o per gli altri.
Che poi a dubitare sempre, eccessivamente, al primo giro di carte del gioco, gli adolescenti te li perdi. Perché loro non mentono sempre, e soprattutto loro detestano quando gli adulti sono eccessivamente sospettosi e invadenti. Si sentono non meritevoli di fiducia, e questo li fa sentire dei bambini incapaci. E odiano, in adolescenza, che qualcuno ricordi loro i bambini che sono stati. D’altro canto è anche vero che essere genitori ingenuamente troppo fiduciosi, quando i figli sono in quella fase di vita, è davvero un problema. Ho genitori che vengono nel mio studio dicendo che loro non controllano il cellulare del figlio quattordicenne, perché loro si fidano. Di un quattordicenne! Con un cellulare a disposizione! Senza regole e controlli! Auguri…Io lì sì che me lo giocherei, il “Dubito”.
Insomma, nella vita di noi genitori, come nel gioco di carte, serve avere un po’ di fortuna, ma poi la differenza la fanno i giocatori. E, come nel migliore dei giochi di strategia, l’adolescenza dei figli mette a dura prova alcune nostre competenze relazionali, fondamentali per superare quella fase, senza logorarsi troppo tra ansie e litigi: la pazienza, la tolleranza, la fermezza, la flessibilità, la capacità di mediazione, il saper soprassedere, l’ironia (per la fase di vita, non con i figli, che gli adolescenti ne sono sprovvisti), la solidità senza rigidità, la capacità di ascolto e di decentramento, il saper dare fiducia.
La fiducia, che fatica! Non troppa, che sarebbe da avventati, o un mezzo tentativo di fare gli amici dei figli. E loro di amici ne hanno, non hanno bisogno di un rapporto orizzontale con noi. Non troppa poca, che sarebbe disfunzione, perché quando ci parlano dobbiamo provare a dare loro credito, dobbiamo imparare ad ascoltarli di più, e non dire ogni volta, subito, per partito preso: “Dubito!!”.
Altrimenti finiranno, come nel gioco di carte, per mentire sempre. Con il rischio di rimanere, noi genitori, quelli che non sanno più che carte giocarsi nella relazione coi figli.